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La Regione Toscana vuole ottusamente massacrare il Lupo.

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Lupo italiano o appenninico (Canis lupus italicus)

 

La Regione Toscana vuole sparare al Lupo (Canis lupus).

L’Assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi non ha digerito lo stralcio della possibilità di abbattimento dei Lupi (marzo 2017) in sede di approvazione definitiva del Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia (dicembre 2015) esaminato a partire dal febbraio 2016 presso il relativo Comitato paritetico Stato – Regioni e adottato in via tecnica il 24 gennaio 2017 da parte della  Conferenza Stato – Regioni e Province autonome.

Appennino, Lupo (Canis lupus italicus)

Voleva fortemente sparare ai Lupi e in queste settimane sembra abbia nuovamente insistito presso il Ministero dell’ambiente per ottenerne la possibilità, nonostante i numerosi casi di bracconaggio che imperversa impunito proprio nella sua Regione e nonostante l’ormai sensibile presenza di ibridi, che costituiscono fattore determinante nei danni all’allevamento di bestiame.

La situazione del Lupo in Italia è certamente migliorata nel corso degli ultimi anni [1] proprio grazie alle normative di tutela e alle varie iniziative di contrasto della predazione del bestiame domestico finanziate con fondi comunitari e nazionali.  Tuttavia nel solo periodo 2013-2015 sono stati uccisi da bracconaggio (40,8%) e incidenti vari (45,6%) almeno 115 esemplari. E un altro grave rischio è rappresentato proprio dall’inquinamento genetico.

Italia, distribuzione del Lupo (Canis lupus italicus)

Una seria politica di gestione ambientale dovrebbe:

  • inasprire la lotta al bracconaggio, elevando pene e sanzioni e potenziando la vigilanza con l’attivazione di squadre specializzate nella prevenzione e nelle indagini antibracconaggio;
  • intensificare il contrasto al randagismo, per prevenire danni al bestiame domestico e il fenomeno dell’ibridazione con il Lupo;
  • diffondere capillarmente gli strumenti di contrasto della predazione del bestiame domestico fra gli allevatori;
  • garantire tempestivi e completi risarcimenti dei danni subiti dagli allevatori, in misura analoga su tutto il territorio nazionale;
  • predisporre e attuare una campagna informativa su “chi è” veramente il Lupo, per confinare nel mondo delle favole quelle che favole sono (es. i rapimenti di persone…);
  • realizzazione di un monitoraggio della specie a livello nazionale e trans-frontaliero (per le Alpi).

Purtroppo, prese di posizione ottuse come quelle della Regione Toscana costituiscono una pericolosa regressione. Anche perché la dieta alimentare del Lupo è basata fondamentalmente su ungulati selvatici, soprattutto Cinghiali[2].

Gruppo d’Intervento Giuridico onlus

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[1] In questi ultimi anni il Lupo ritornato sulle Alpi e nel parco nazionale dell’Alta Murgia, in Puglia.

[2] Il recente studio “What does the wild boar mean to the wolf?” (Mori, E., Benatti, L., Lovari, S. et al. Dipartimento Scienze della Vita Univ. Siena), pubblicato sull’European Journal of Wildlife Research (feb. 2017), indica che “il cinghiale si è rivelato essere la preda principale del lupo (occorrenza 49%, in media), seguito da caprioli (24%) e  bestiame (18%)”.

branco di Lupo europeo (Canis lupus lupus)

 

Tarquinia, Lupo massacrato (24 gennaio 2014)

da Toscana Notizie, 24 febbraio 2017

Piano lupo: Remaschi chiede al ministro una rapida approvazione. (Massimo Orlandi)

Approvare quanto prima, e in maniera integrale, il piano nazionale per la conservazione del lupo.

E’ questa in estrema sintesi la richiesta che l’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi ha indirizzato al ministro dell’ambiente Gianluca Galletti all’indomani del nuovo rinvio del voto in sede di Conferenza delle Regioni.

Nella lettera, indirizzata per conoscenza anche al ministro per le politiche  agricole Maurizio Martina, l’assessore esprime il suo pieno consenso al piano redatto dal ministero con tutte le 22 azioni, inclusa la deroga al prelievo nei casi previsti: “Ad un problema reale ed urgente come questo – sostiene Remaschi – le istituzioni devono dare una risposta quanto più efficace possibile utilizzando tutti gli strumenti a disposizione come avviene in tutte le altre nazioni europee interessate da questo  fenomeno”.

L’assessore motiva la sua posizione ricordando come la situazione sia divenuta insostenibile per gli allevatori toscani. Gli attacchi dei predatori, spiega l’assessore, vanno infatti ad aggiungersi alle numerose problematiche di tipo socio-economico ed infrastrutturale, determinando un rapido deperimento del numero delle aziende attive ed una forte crisi nelle poche che, con ogni sforzo, cercano di sopravvivere.

“Sono infatti oltre 1.500 – sottolinea Remaschi – gli attacchi denunciati dagli allevatori solo nell’ultimo triennio, numeri da capogiro, che purtroppo non riescono ad esprimere la frustrazione dei molti che hanno persino smesso di segnalare le predazioni subite, ma che danno però l’idea della gravità del problema che stiamo vivendo”.

In questo contesto estremamente critico, dice Remaschi, la Regione ha cercato con ogni mezzo di restare vicina agli allevatori investendo somme ingenti in opere di prevenzione, supportando gli allevatori danneggiati mediante il rimborso dei danni subiti, finanziando piani di cattura dei cani vaganti e di alcuni esemplari di ibridi impiegando oltre 3 milioni di euro solo negli ultimi 3 anni.

“Oggi però – evidenzia l’assessore – tutto questo non pare sufficiente di fronte ad un fenomeno che risulta ancora in espansione, con una forte crescita del numero di esemplari, sopratutto degli ibridi, ed una loro diffusione in aree contigue ai Paesi ed in alcuni casi persino alle aree urbane”.

Di qui dunque la determinazione a richiedere l’approvazione integrale del piano: “La non approvazione del piano, oppure lo stralcio di alcune delle azioni previste, equivarrebbe al mettere la testa sotto la sabbia, ignorando quanto sta avvenendo e non preoccupandosi delle evoluzioni future  si asseconderebbero magari le sensibilità di alcuni, ma si rappresenterebbe l’ennesima beffa nei confronti di quei piccoli allevatori, a cui chiediamo di essere custodi di un territorio senza però preoccuparsi delle loro sorti”.

 

Lupo europeo (Canis lupus lupus)

(foto da Il Resto del Carlino, S.D., archivio GrIG)


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